Rioni e palazzi di Mangone, un trekking urbano che merita di essere vissuto
Quello che sto per scrivere è un articolo particolare, è quello di descrivere Mangone facendo parlare i palazzotti esistenti perché le pietre parlano e ci descrivono il mondo che i nostri avi hanno vissuto.
Tramite queste antiche strutture si conosceranno i loro proprietari che hanno condizionato, modificando nel tempo, gli usi e costumi del borgo, perché questi, sono stati padroni della vita e della morte dei nostri abitanti, erano loro che decidevano chi poteva lavorare e chi, per fame, doveva delinquere.
Ma molte di loro sono state persone che hanno portato lustro alla Calabria e all’Italia.
Cominciamo questo percorso culturale dal rione Crocicchia situato nella parte più alta del paese dove sorge il palazzo Mauro una famiglia benestante che si distingue dall’altra famiglia Mauro di nobili origini. Questo è stata l’abitazione del Generale di Corpo d’Armata Fortunato Mauro che combatté le due grandi guerre; fu anche l’abitazione di Domenico Mauro, più volte sindaco e podestà dagli inizi del secolo fino agli anni ’40 e di Don Berardo Mauro, prete nel 1870 che lo vide protagonista e mediatore nel rapimento del nipote Giovanni da parte della banda di briganti comandata da Sijnardi.
Continuando il nostro percorso a scendere si arriva alla Ravatana, una viuzza lunga qualche decina di metri che è stata il primo insediamento abitativo di Mangone. La sua traduzione dall’arabo significa: nata su uno sperone.
Scendendo si arriva alla Chiana Murata, una piazzetta dove sono ubicati 3 palazzi di famiglie di ricchi possidenti. Il palazzo Montemurri costruito nel seicento, bellissimo con un grande antro con il pavimento in pietra e una scala che parte unica e poi si divide in due bracci collegando le parti più lontane del palazzo. Qui vissero Don Agostino, Don Diego e Don Vincenzo Montemurri censiti dal governo come usurpatori del Demanio Silano. Poi c’è anche il palazzo Laureati, anch’essi possidenti che comprarono il Palazzo dai Montemurri e contiene nell’antro ancora lo stemma della famiglia antica. Ed infine il Palazzo della Famiglia Florio, famiglia anch’essa benestante che ha partecipato a dirigere la vita amministrativa di Mangone. L’ultimo dei quali è stato Don Pietro Michele Florio dal 1815 al 1820.
Continuando a scendere ci portiamo al rione Serra dove troviamo il palazzo Serravalle. Questa famiglia nel ‘700 aveva promosso e gestito il pio monte di maritaggi. Fu abitato da Francesco Serravalle amministratore di Mangone e sindaco nel 1810 a Rogliano. Fu perseguitato dai borboni per aver partecipato a riunioni carbonare e per ciò imprigionato e torturato nel Palazzo Morelli di Rogliano fino a morire. Qui nacque suo figlio Antonio Serravalle, eminenza del Foro di Catanzaro. Anche lui dovette fuggire per le persecuzioni del padre e si rifugiò a Catanzaro. Nel 1876 fu nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia.
Un pò più sotto c’è il palazzo di Don Andrea Vitale, pittore. Famiglia borbonica. In questo il primo fu ospitato per due volte il beato Angelo di Acri durante le sue missioni per i casali nel 1722 e 1725. Su via del Corso si estende per tutta la sua lunghezza Il palazzo dei nobili Mauro. In questo ebbe i natali don Rosario Antonio che fu seguace delle idee francesi nel 1806 tanto da guidare insieme al generale Deguisans le truppe francesi fino a Mangone. Qui, la ribellione popolana fu devastante e il povero Don Rosario Antonio dovette retrocedere fino a Cosenza. Fu padre di Don Pasquale Mauro che partecipò ai moti risorgimentali e catturato nel 1852 per i disordini del ’48, perseguitato anche dopo la sua liberazione, morì a Napoli nel 1855. Fu padre anche di Giuseppe, anch’egli uomo importante per il Risorgimento italiano. Fu uno stretto collaboratore di Mazzini tanto da guidare insieme a Geremia Mazza la Congrega centrale dello Stato delle due Sicilie. Passò la sua vita tra l’esilio e le prigioni per le sue idee repubblicane.
Dall’altro lato della strada, sempre a via del Corso c’è il palazzo Mazzei. Sull’arco d’ingresso c’è lo stemma di famiglia: un leone rampante. Fu una famiglia di notai e di amministratori. Don Pietro, in collaborazione con il parente Michele che abitava nel rione Santo Stefano, fu protagonista nella divisione di Santo Stefano dal Comune di Mangone che si attuò nel 1833. Proseguendo si arriva a piazza Timpone dove c’è il Palazzo Gambini. Famiglia borbonica e quasi tutti notai. Nel settecento qui nacque Macario Gambini padre provinciale nel 1740 e 1755. Scrisse la vita del Servo di Dio Beato Angelo di Acri.
Scendendo per via Scinnuta troviamo il palazzo Le Pera. Famiglia benestante e ricca di cultura. Sfornò avvocati, medici, chimici e notai.
Nel rione ‘Mpede c’è un altro palazzo Vitale che porta ancora lo stemma di chi lo abitò. Fu la casa dello scrittore Francesco che nel 1500 scrisse una orazione sulle gesta del marchese di Cerchiara Fabrizio Pignatelli che combattè contro Marco Berardi, anch’egli nostro paesano. Fu la casa anche di suo figlio Lucio, poeta molto apprezzato e visse tra la fine del ‘550 e gli inizi del ‘600.
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