Omaggio ad una donna calabrese: Cilla
Esistono delle leggende che vengono tramandate dalla notte dei tempi, leggende che ci accompagnano fin dall’infanzia e che ci portiamo dentro, tramandandole a nostra volta.
A San Lucido esiste una leggenda che ognuno conosce e che nelle notti tempestose viene ricordata con maggiore intensità.
La protagonista di questa storia si chiama Cilla, una ragazza dolce, generosa e bella, una giovane sanlucidana, figlia di un pescatore che si innamora a sua volta di un giovane marinaio: Tuturo. Cilla conosceva bene le insidie del mare e sposando Tuturo sapeva a cosa poteva andare incontro. Una notte, Tuturo uscì con la sua barca e non tornò più, si narra che Cilla, distrutta dal dolore, si gettò dalla rupe, sulla quale sedeva aspettando il suo amato, nella speranza di salvarlo.
Un’altra versione della storia narra, invece, che Cilla, quando Tuturo morì, aveva già un figlio, il quale seguì le orme del padre diventando marinaio ed al quale toccò lo stesso, triste, tragico destino. Per salvare il ragazzo, Cilla si gettò dalla rupe e nelle notti di vento si sentono ancora le urla disperate della giovane madre.
Una statua in memoria di questa leggenda, un’opera realizzata dal Maestro Salvatore Plastina, artista fuscaldese, è posta in un punto particolarmente panoramico a San Lucido, tra la rotonda e la chiesa di San Giovanni Battista, visibile anche dal lungomare.
Una raffigurazione contemporanea della giovane sanlucidana che esprime tutto il suo dolore, la sua disperazione, incorniciata dalla dolcezza del viso. La forza di questa opera è nel pathos del gesto di Cilla, il muoversi verso la persona amata con forza e determinazione, nel tentativo di salvarla. Un’ opera speciale che rappresenta ognuno di noi , nella forza dell’amore che ci contraddistingue nei gesti e nella tempra del carattere calabrese.
Foto di Brunella Iannuzzi
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